Nato a Rimini si diploma in canto lirico presso il Conservatorio Rossini di Pesaro sotto la guida della Prof.ssa Luisa Macnez proseguendo la sua formazione professionale con Luca Gorla alla Scuola Civica di Musica di Milano e in seguito con William Matteuzzi (Belcanto Festival di Dordrecht Olanda), Alberto Zedda (Accademia Rossiniana di Pesaro) e Raina Kabaivanska (Teatro Sperimentale di Spoleto).
La sua straordinaria carriera ,costellata da numerosi riconoscimenti – ultimo il Premio internazionale “Gianni Poggi” quale miglior interprete esibitosi negli ultimi due anni al teatro Municipale di Piacenza – ha preso il via a Spoleto dopo la vittoria del Concorso Europeo A. Belli nel 2000, che lo ha portato ad affermarsi nei teatri più importanti del mondo.
Da piccolo sognava il palcoscenico e la prosa, poi a dodici anni un vero e proprio colpo di fulmine ascoltando “Il Trovatore” di Giuseppe Verdi in un vecchio disco in vinile dei genitori.
L’emozione delle voci, l’orchestra, pur non conoscendo ancora la musica, gli spartiti e i libretti, avrebbero accompagnato la sua adolescenza. Così ha cominciato a perseguire il suo sogno. Le sue doti naturali verranno poi affiancate dagli studi. Dopo il diploma in canto lirico al Conservatorio Rossini di Pesaro, frequenta corsi di perfezionamento sotto la guida di valenti professori. La vittoria nel concorso di Spoleto lo porterà subito in Olanda, Spagna, Stati Uniti, Russia, Qatar e tre volte in Giappone.
Ancora oggi ripensa con un sorriso al titolo della sua prima recensione: “Ricordiamocelo ha solo ventidue anni”.
Tantissime le situazioni artistiche che l’hanno visto protagonista: trentacinque opere in tredici anni, da Donizetti a Mozart, Puccini, Cimarosa e tanti altri fino ad arrivare a Rossini, per cui nutre un vero e proprio amore.
Sembra che il suo talento non abbia confini, nemmeno artistici, così da potersi misurare con maestri come Muti, Meir Wellber, Stefano Montanari, ma anche con maestri della satira come Paolo Rossi, Antonio Albanese…
«Ho lavorato con grandi maestri e ciascuno di loro mi ha lasciato qualcosa. Albanese, con cui ho lavorato al Teatro Filarmonico di Verona nel “Don Pasquale” è una persona straordinaria che ha dato un’interpretazione personale, nel rispetto più profondo della musica. Ricordo con affetto ancora le sue parole: “Omar, sei un foglio bianco da riempire”».